Una delle innumerevoli tradizionali produzioni tessili indiane sono le tipiche coperte dette Kantha, nome che deriva dall’antica parola sanscrita “kontha”, che letteralmente significa “straccio”.
Si perché queste variopinte coperte sono composte da più strati di stoffa, principalmente in cotone e a volte seta, tenuti magistralmente insieme da cuciture fitte e parallele tra loro.
Si stima che questa usanza sia nata addirittura 500 anni fa, nella zona che comprende il nord-est dell’India e il Bangladesh, soprattutto nelle zone rurali, quando le donne dovettero fare di necessità virtù e inventarsi qualcosa per proteggere i propri figli dal freddo, dal momento che la lana era troppo cara.
Così pensarono di riutilizzare vecchi saree usati – ecco perché la parola sancrita “stracci”- indumento tipico femminile utilizzato tutt’ora composto da un pezzo di stoffa lungo dai 6 ai 9 metri e largo 1,5 circa, e sovrapporne 4 o 5 uno sopra l’altro, in modo da creare una coperta a più strati magicamente tenuti insieme da impunture pazientemente apportate.
Naturalmente esistono produzioni ex novo di Kantha, se ne trovano di bellissimi, ma indovinate dov’è ricaduta la mia attenzione?!!
Su quelli vintage usati!!
Pezzi unici con una storia ed un anima, sui quali il tempo ha agito da artista, inimitabile e insuperabile…
Provate a immaginare una drogata di prodotti tessili in preda a un attacco febbrile di passione, davanti a pile immense di coperte tutte da scoprire…purtroppo potete solo immaginare, perché in quel momento soffrivo anche di una certa febbre tropicale denominata Dengue, ed essendo da sola, tra una cosa e l’altra mi sono scordata di fare foto!!
Rimedierò la prossima volta!! 🙂
Nonostante la febbre, ho aperto una ad una le coperte per ammirare ogni aspetto, perché essendo state fatte con materiale di recupero, ogni lato presenta fantasie diverse; inoltre essendo vintage e usate, ho dovuto controllare pezzo per pezzo, sudando centocinquantotto camice, per verificare non avessero troppi difetti.
La presenza di piccoli buchi o macchie indelebili non mi ha comunque demoralizzata e lasciando spazio alla fantasia, ho trasformato i difetti in opportunità di rammendo creativo, ispirandomi naturalmente al lavoro delle incredibili e pazienti donne indiane, apportando pezze qua e là anche a casaccio con gran divertimento.
Nell’uso quotidiano occidentale, sono perfette sopra una poltrona, un divano o come copriletto; danno un tocco esotico e colorato e di volta in volta diverso essendo reversibili…i nostri gatti le adorano lasciando finalmente stare il divano!
D’altro canto sono pezzi di stoffa, quindi con un paio di forbici e una macchina da cucire possono diventare qualsiasi altra cosa…basta avere il coraggio di tagliargli l’anima!! Con quelli più rovinati, evitando le parti più brutte, ci potrei riuscire….ho già un’idea!!
Kantha: la coperta indiana fatta di “stracci”.
Una delle innumerevoli tradizionali produzioni tessili indiane sono le tipiche coperte dette Kantha, nome che deriva dall’antica parola sanscrita “kontha”, che letteralmente significa “straccio”.
Si perché queste variopinte coperte sono composte da più strati di stoffa, principalmente in cotone e a volte seta, tenuti magistralmente insieme da cuciture fitte e parallele tra loro.
Si stima che questa usanza sia nata addirittura 500 anni fa, nella zona che comprende il nord-est dell’India e il Bangladesh, soprattutto nelle zone rurali, quando le donne dovettero fare di necessità virtù e inventarsi qualcosa per proteggere i propri figli dal freddo, dal momento che la lana era troppo cara.
Così pensarono di riutilizzare vecchi saree usati – ecco perché la parola sancrita “stracci”- indumento tipico femminile utilizzato tutt’ora composto da un pezzo di stoffa lungo dai 6 ai 9 metri e largo 1,5 circa, e sovrapporne 4 o 5 uno sopra l’altro, in modo da creare una coperta a più strati magicamente tenuti insieme da impunture pazientemente apportate.
Naturalmente esistono produzioni ex novo di Kantha, se ne trovano di bellissimi, ma indovinate dov’è ricaduta la mia attenzione?!!
Su quelli vintage usati!!
Pezzi unici con una storia ed un anima, sui quali il tempo ha agito da artista, inimitabile e insuperabile…
Provate a immaginare una drogata di prodotti tessili in preda a un attacco febbrile di passione, davanti a pile immense di coperte tutte da scoprire…purtroppo potete solo immaginare, perché in quel momento soffrivo anche di una certa febbre tropicale denominata Dengue, ed essendo da sola, tra una cosa e l’altra mi sono scordata di fare foto!!
Rimedierò la prossima volta!! 🙂
Nonostante la febbre, ho aperto una ad una le coperte per ammirare ogni aspetto, perché essendo state fatte con materiale di recupero, ogni lato presenta fantasie diverse; inoltre essendo vintage e usate, ho dovuto controllare pezzo per pezzo, sudando centocinquantotto camice, per verificare non avessero troppi difetti.
La presenza di piccoli buchi o macchie indelebili non mi ha comunque demoralizzata e lasciando spazio alla fantasia, ho trasformato i difetti in opportunità di rammendo creativo, ispirandomi naturalmente al lavoro delle incredibili e pazienti donne indiane, apportando pezze qua e là anche a casaccio con gran divertimento.
Nell’uso quotidiano occidentale, sono perfette sopra una poltrona, un divano o come copriletto; danno un tocco esotico e colorato e di volta in volta diverso essendo reversibili…i nostri gatti le adorano lasciando finalmente stare il divano!
D’altro canto sono pezzi di stoffa, quindi con un paio di forbici e una macchina da cucire possono diventare qualsiasi altra cosa…basta avere il coraggio di tagliargli l’anima!! Con quelli più rovinati, evitando le parti più brutte, ci potrei riuscire….ho già un’idea!!
Stay tuned!!